Solo la purezza cromatica epurata da virtuosismi simbolici può aiutare la mente a perdersi nello spazio e a ritrovarsi nei sogni. È una pittura povera, essenziale, che accarezza la sfera spirituale di chi la contempla. Anzi, meglio: è una non-pittura che ingloba e contamina tutto, ogni cosa, in una libertà retinica e immaginifica. Valentino Vago (Barlassina, 1931) dipinge la superficie, la amplifica e la dissolve, rapendo lo sguardo e proiettandolo verso l’infinito. Un processo di smaterializzazione, un labirinto astratto, impalpabile, in cui la sensibilità emotiva è protagonista. Dopo le Stanze in scala tonale realizzate a Palazzo Reale nel 1980, l’artista ripropone Camera Picta, un’apparizione eretica, avvolgente, di grande tensione metafisica. “La mia più grande gioia è stata la liberazione dall’orizzonte, che vivevo come un limite nello spazio dello spirito”, chiosa l’artista.
Silvio Gatto
Milano // fino al 30 maggio 2015
Valentino Vago – Camera Picta
a cura di Alberto Fiz
LUCA TOMMASI ARTE CONTEMPORANEA
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